Autovelox clonati, beffa da migliaia di euro - Ancona - Garda Segnale......
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Autovelox clonati, beffa da migliaia di euro - Ancona - Garda Segnale......
Autovelox clonati, beffa da migliaia di euro
Ancona, 10 ottobre 2012 - DOPO lo scandalo degli autovelox clonati, che la Garda Segnale di Desenzano del Garda aveva attivato anche a Monte San Vito tra l’aprile 2006 e l’aprile 2007 (risultati clonati e attivati dalla stessa azienda anche a Ripe e ad Ostra), finiscono a processo gli amministratori della società del Bresciano. Ieri il Gup di Ancona Paola Moscaroli ha rinviato a giudizio Diego Barosi e Anna Maria Negro, amministratori in periodi successivi della Garda Segnale: sono accusati di frode nelle forniture pubbliche e truffa agli automobilisti.
IN UDIENZA si è costituito parte civile il Comune di Monte San Vito, che attraverso l’avvocato Marco Montanari di Jesi chiede un risarcimento di 80mila euro: 30mila i danni materiali equivalenti all’importo della convenzione stipulata con la società e alle 16 multe annullate dal giudice di pace, 50mila i danni morali derivanti dallo scandalo, che nel giugno 2009 fece balzare Monte San Vito agli onori della cronaca nazionale. Parte civile anche un automobilista beffato dall’autovelox, Sergio Cremonesi di Jesi, rappresentato dall’avvocato Monia Santoni, che chiede il ristoro della cifra pagata indebitamente (una multa di 414 euro) un risarcimento non patrimoniale, per un totale di 5mila euro.
Secondo l’accusa, sostenuta in aula dal pm Irene Bilotta, la Garda Segnale aveva messo a disposizione del Comune di Monte San Vito, in cambio di un aggio del 12% sulle multe, autovelox «clonati»: alcuni degli apparecchi mobili, modello ‘Velomatic 512’, erano infatti identificati con lo stesso numero di matricola di apparecchi regolarmente autorizzati. Gli autovelox erano quindi sprovvisti di omologazione e non c’era certezza della loro corretta funzionalità. Monte San Vito aveva scelto la Garda Segnale dopo un regolare bando di gara: la società di Desenzano era quella che aveva proposto l’aggio più basso. Poi, però, gli amministratori comunali dell’epoca si erano ritrovati a fronteggiare un’ondata di proteste per la valanga di multe effettuate con l’autovelox, posizionato sull’auto dell’azienda (affiancata da quella dei vigili urbani) in punti ‘nascosti’, quasi a tendere agguati agli automobilisti.
Alessandra Pascucci
www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cronaca/..._clonati_beffa.shtml
Ancona, 10 ottobre 2012 - DOPO lo scandalo degli autovelox clonati, che la Garda Segnale di Desenzano del Garda aveva attivato anche a Monte San Vito tra l’aprile 2006 e l’aprile 2007 (risultati clonati e attivati dalla stessa azienda anche a Ripe e ad Ostra), finiscono a processo gli amministratori della società del Bresciano. Ieri il Gup di Ancona Paola Moscaroli ha rinviato a giudizio Diego Barosi e Anna Maria Negro, amministratori in periodi successivi della Garda Segnale: sono accusati di frode nelle forniture pubbliche e truffa agli automobilisti.
IN UDIENZA si è costituito parte civile il Comune di Monte San Vito, che attraverso l’avvocato Marco Montanari di Jesi chiede un risarcimento di 80mila euro: 30mila i danni materiali equivalenti all’importo della convenzione stipulata con la società e alle 16 multe annullate dal giudice di pace, 50mila i danni morali derivanti dallo scandalo, che nel giugno 2009 fece balzare Monte San Vito agli onori della cronaca nazionale. Parte civile anche un automobilista beffato dall’autovelox, Sergio Cremonesi di Jesi, rappresentato dall’avvocato Monia Santoni, che chiede il ristoro della cifra pagata indebitamente (una multa di 414 euro) un risarcimento non patrimoniale, per un totale di 5mila euro.
Secondo l’accusa, sostenuta in aula dal pm Irene Bilotta, la Garda Segnale aveva messo a disposizione del Comune di Monte San Vito, in cambio di un aggio del 12% sulle multe, autovelox «clonati»: alcuni degli apparecchi mobili, modello ‘Velomatic 512’, erano infatti identificati con lo stesso numero di matricola di apparecchi regolarmente autorizzati. Gli autovelox erano quindi sprovvisti di omologazione e non c’era certezza della loro corretta funzionalità. Monte San Vito aveva scelto la Garda Segnale dopo un regolare bando di gara: la società di Desenzano era quella che aveva proposto l’aggio più basso. Poi, però, gli amministratori comunali dell’epoca si erano ritrovati a fronteggiare un’ondata di proteste per la valanga di multe effettuate con l’autovelox, posizionato sull’auto dell’azienda (affiancata da quella dei vigili urbani) in punti ‘nascosti’, quasi a tendere agguati agli automobilisti.
Alessandra Pascucci
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