MULTE A RAFFICA E I PROFUGHI RIFUGIATI, IL NESSO CAUSALE. ( di Luca RICCI )
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MULTE A RAFFICA E I PROFUGHI RIFUGIATI, IL NESSO CAUSALE. ( di Luca RICCI )
MULTE A RAFFICA E I PROFUGHI RIFUGIATI, IL NESSO CAUSALE.
Di Luca RICCI.
Spesso si parla e ci si lamenta di comuni che, con la scusa di fare sicurezza stradale, installano strumentazioni elettroniche sanzionatorie automatiche, le quali colpiscono a raffica gli automobilisti. Dietro a tutto ciò, si cela un dissesto economico della pubblica amministrazione: essa, infatti, allo scopo di risanare i conti, utilizza questo metodo. Ragionando in termini di minore o maggiore malignità, si scorge un nesso con i presunti profughi o rifugiati alloggiati quà e là nel nostro paese.
Sapete che da anni mi adopero al fine di evitare che gli automobilisti vengano sanzionati ingiustamente dalle pubbliche amministrazioni; l’associazione che rappresento ha da tempo instaurato una rete di legali per poter assistere gli sventurati nei vari procedimenti giurisdizionali in tutto il territorio italiano; sono migliaia le persone che si sono rivolte alla nostra associazione. In moltissimi casi, siamo riusciti a dare ristoro ad un'ingiustizia più o meno legalizzata.
Su tutto il territorio nazionale, spuntano ovunque amministrazioni locali che invocano sicurezza incolpando sistematicamente gli automobilisti anche se appaiono palesi mancanze omissioni della stessa PA (che spesso è la proprietaria della strada ove è avvenuta la disgrazia). Sempre si legge o si sente che la responsabilità è dei conducenti e mai dell’ente proprietario della strada; ecco, quindi, la soluzione: colpire la condotta degli automobilisti, sanzionare a raffica con strumenti elettronici che, in realtà, una volta installati, quasi mai sortiscono effetti in termini di sicurezza stradale. Eppure, certamente viene messa in sicurezza la cassa: sappiamo sulla nostra pelle che le amministrazioni incassano cifre incalcolabili con questo sistema.
Per poter intraprendere la tattica sanzionatoria, la pubblica amministrazione deve chiedere il “consenso” (leggi “autorizzazione") alla Prefettura locale al fine di montare uno strumento: tale strumento deve essere autorizzato dal Prefetto, si deve seguire un iter ben preciso. Spesso, invece, riscontriamo forzature o addirittura falsità per poter concedere o nella concessione dell’installazione delle strumentazioni.
E' al Prefetto che noi automobilisti dobbiamo rivolgerci per presentare i nostri ricorsi. Il Prefetto è chiamato a decidere sul suo stesso operato; le Prefetture rigettano i nostri ricorsi, con motivazioni spesso fantasiose, o, peggio ancora, prive di fondamento. Ci vediamo dunque costretti ad affrontare le conseguenze di un rigetto, con conseguente raddoppio automatico della sanzione pecuniaria, cui segue l’inevitabile opposizione al Giudice di Pace. Quest'ultimo, sovente, ribalta la situazione, accogliendo le lagnanze dell’automobilista.
Continuiamo a ragionare su quali siano le amministrazioni locali che si rendono attrici di queste condotte: si tratta spesso di amministrazioni a guida sinistra, meno di centro-destra; tuttavia, molti riscontrano forzature nelle concessioni prefettizie per le pubbliche amministrazioni di sinistra.
Ora passiamo ai Profughi o Rifugiati: è stabilito per legge che i comuni che accolgono i profughi o rifugiati ricevono indennizzi dallo Stato, ma non è dato sapere come né in quale misura.
Chi sono i comuni che accolgono più “volentieri" i rifugiati o profughi? Tendenzialmente quelli di centro-sinistra. Ecco il nesso con le multe a raffica.
Il Prefetto gestisce i profughi, o rifugiati, sul proprio territorio di competenza, e forse alle amministrazioni locali che hanno accolto più o meno stranieri sono poi state in buona parte gratificate dall’autorizzazione prefettizia all’installazione di strumenti sanzionatori .
Ecco, a mio giudizio, il possibile nesso tra multe a raffica e rifugiati o profughi.
I comuni danno una mano ai Prefetti e i Prefetti ricambiano, e noi cittadini ci lamentiamo di multe e stranieri.
Di Luca RICCI.
Spesso si parla e ci si lamenta di comuni che, con la scusa di fare sicurezza stradale, installano strumentazioni elettroniche sanzionatorie automatiche, le quali colpiscono a raffica gli automobilisti. Dietro a tutto ciò, si cela un dissesto economico della pubblica amministrazione: essa, infatti, allo scopo di risanare i conti, utilizza questo metodo. Ragionando in termini di minore o maggiore malignità, si scorge un nesso con i presunti profughi o rifugiati alloggiati quà e là nel nostro paese.
Sapete che da anni mi adopero al fine di evitare che gli automobilisti vengano sanzionati ingiustamente dalle pubbliche amministrazioni; l’associazione che rappresento ha da tempo instaurato una rete di legali per poter assistere gli sventurati nei vari procedimenti giurisdizionali in tutto il territorio italiano; sono migliaia le persone che si sono rivolte alla nostra associazione. In moltissimi casi, siamo riusciti a dare ristoro ad un'ingiustizia più o meno legalizzata.
Su tutto il territorio nazionale, spuntano ovunque amministrazioni locali che invocano sicurezza incolpando sistematicamente gli automobilisti anche se appaiono palesi mancanze omissioni della stessa PA (che spesso è la proprietaria della strada ove è avvenuta la disgrazia). Sempre si legge o si sente che la responsabilità è dei conducenti e mai dell’ente proprietario della strada; ecco, quindi, la soluzione: colpire la condotta degli automobilisti, sanzionare a raffica con strumenti elettronici che, in realtà, una volta installati, quasi mai sortiscono effetti in termini di sicurezza stradale. Eppure, certamente viene messa in sicurezza la cassa: sappiamo sulla nostra pelle che le amministrazioni incassano cifre incalcolabili con questo sistema.
Per poter intraprendere la tattica sanzionatoria, la pubblica amministrazione deve chiedere il “consenso” (leggi “autorizzazione") alla Prefettura locale al fine di montare uno strumento: tale strumento deve essere autorizzato dal Prefetto, si deve seguire un iter ben preciso. Spesso, invece, riscontriamo forzature o addirittura falsità per poter concedere o nella concessione dell’installazione delle strumentazioni.
E' al Prefetto che noi automobilisti dobbiamo rivolgerci per presentare i nostri ricorsi. Il Prefetto è chiamato a decidere sul suo stesso operato; le Prefetture rigettano i nostri ricorsi, con motivazioni spesso fantasiose, o, peggio ancora, prive di fondamento. Ci vediamo dunque costretti ad affrontare le conseguenze di un rigetto, con conseguente raddoppio automatico della sanzione pecuniaria, cui segue l’inevitabile opposizione al Giudice di Pace. Quest'ultimo, sovente, ribalta la situazione, accogliendo le lagnanze dell’automobilista.
Continuiamo a ragionare su quali siano le amministrazioni locali che si rendono attrici di queste condotte: si tratta spesso di amministrazioni a guida sinistra, meno di centro-destra; tuttavia, molti riscontrano forzature nelle concessioni prefettizie per le pubbliche amministrazioni di sinistra.
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