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rinvio a giudizio Autovelox sull'E45, 46 richieste di rinvio a giudizio

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Messaggio  Luca Ricci Gio Gen 03, 2013 10:48 pm

Autovelox sull'E45, 46 richieste di rinvio a giudizio

rinvio a giudizio

Si è chiusa con 46 richieste di rinvii a giudizio l'inchiesta sugli autovelox che ha interessato i Comuni di Verghereto e Roncofreddo.
Si è chiusa con 46 richieste di rinvio a giudizio l'inchiesta sugli autovelox che ha interessato i Comuni di Verghereto e Roncofreddo. Le accuse a vario titolo sono di abuso d'ufficio e falso ideologico commesso da pubblici ufficiali. La PolStrada di Forlì, diretta da Michele Pascarella, nel corso dell'indagine coordinata dal pm Filippo Santangelo e Antonio Vincenzo Bartolozzi, ha sequestrato 45mila contravvenzioni e apparecchiature piazzati sulla superstrada E45.
Ai Comuni è stato contestato di aver incassato le contravvenzioni, senza investire gli introiti per la sicurezza stradale. Ai dirigenti comunali del settore e ai comandanti della Polizia Municipale e agli agenti è stato contestato di aver operato senza il personale a fianco degli autovelox e senza segnalazione idonee previste dalla legge. Nel mirino dell'inchiesta sono finite anche le ditte appaltatrici delle apparecchiature per la rivelazione della velocità.
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Messaggio  Luca Ricci Gio Gen 03, 2013 10:48 pm

VERGHERETO E RONCOFREDDO
Quarantasei richieste di rinvio a giudizio in E45


“Autovelox facili” chiusa la prima inchiesta Per il secondo filone continuano le ricerche


VALLE SAVIO. Per il secondo filone dell’indagine (che coinvolge altri Comuni sull’asse della E45) continuano le investigazioni. Si è ufficialmente chiusa invece, con 46 richieste di rinvio a giudizio, la prima delle inchieste sui cosiddetti “autovelox facili”: che riguarda da vicino i comuni di Verghereto e quello di Roncofreddo. Stop all’utilizzo dell’autovelox per “fare cassa” senza legami forti con la prevenzione e la sicurezza stradale.
E’ il senso dell’indagine svolta tra il 2007 e la fine del 2010 in cui sono finite nel mirino le ultime due amministrazioni comunali di Roncofreddo, la penultima di Verghereto, i vigili e le ditte appaltatrici degli strumenti di rilevazione.Ad inizio 2011 furono sequestrati di 45.000 verbali dalla Sezione di Polizia Stradale di Forlì del dirigente Michele Pascarella. L’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Filippo Santangelo e Antonio Vincenzo Bartolozzi mette nel mirino l’atteggiamento delle amministrazioni comunali indagate. Sul piatto c’è la E45 e quello che si può incassare con l’autovelox piazzato sulla stessa. Il caso di Roncofreddo è da tempo sotto la lente d’ingrandimento. Il Comune ha un lembo di 700 metri di superstrada, senza nemmeno accesso diretto. Gli introiti dell’autovelox però erano ricchi. Di certo difficilmente colpiscono i residenti del Comune stesso. Verghereto invece è competente su un tratto più rilevante di superstrada a cavallo del confine regionale. Il suo bilancio, all’epoca, era sempre stato molto ricco alla voce entrate da multe. Nel dettaglio ai Comuni viene contestato di aver incassato le multe senza ridestinarne le quote dovute (attorno al 40%) per investimenti sulla sicurezza stradale ed a favore della popolazione disagiata. Ai comandanti di polizia municipale, dirigenti di settore ed agli stessi agenti di Pm (alcuni dei quali anche stagionali) di aver operato in maniera indebita, a volte senza restare a fianco delle apparecchiature, a volte con cartelli non idonei ad essere visti per tempo come previsto dalle codifiche che disciplinano l’uso del velox. Nel mirino sono finite anche una serie di ditte appaltatrici con i loro vertici. All’epoca dell’inizio inchiesta vennero sequestrate le apparecchiature. Ora per i vertici di queste aziende (tutte di fuori regione) si è chiesto anche un processo penale. Con accuse che sono anche per la successiva gestione dei proventi delle multe e la ripartizione delle somme riscosse. Oltre alla paventata mancata realizzazione di opere di sicurezza e per i cosiddetti “utenti deboli”, le ditte appaltatrici sono additate per aver percepito un pagamento percentuale “a sanzione” e non una quota fissa come invece dovrebbe prevedere un appalto stipulato tra un ente pubblico ed un privato. Una sorta di “indebita” partecipazione dei privati agli incassi pubblici. Il dettaglio delle accuse parla a vario titolo nelle due distinte situazioni comunali, di abuso d’ufficio e falso ideologico commesso da pubblici ufficiali.
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